Scanzar l'invidia
Non ti addossar l'uficio del testimonio, perchè ti disgusterai inevitabilmente una delle due parti. Nè parlare, o dar segni di chiunque, ancorchè vile, e abbietto. Se picchi con qualche motto, continua il discorso, come se non avessi detto nulla. Non usar parzialità di favore, altrui presente, perchè i circostanti stimandosi posposti, o negletti, cominceranno ad odiarti. Non gettar ad un tratto lo splendore d'un improvviso ingrandimento agli occhi de' vicini; perchè quella luce insolita abbaglia l'altrui vista, se non si avvezzi a poco a poco a rimirarla. Va ritenuto in biasimare o vizj, o costumanze, che sieno, purchè popolari, e plausibili al volgo. Se sei trascorso in qualche azione comunemente detestata, non ti esporre in pubblico al bollor degli sdegni, nè ti diportar in guisa, che sia appresso ad approvare il fatto, o millantartene, o insultare gli offesi. Così appunto l'odiosità acquista i periodi del suo aumento. Con più saggio consiglio ti apparterai, e avvolgerai sotto silenzio il trascorso.
Non introdur novità nel vestire, nelle suppellettili, e ne' conviti.
Se pubblichi qualche statuto, non voler diffidar dell'osservanza comune, e perciò senza alcuna eccezione obbliga tutti ugualmente ad adempirlo.
Non render mai ragione de' tuoi ordini prima di eseguirsi; eseguiti però che sieno, per render capace, e appagata la moltitudine, propala anche il fine, che ti mosse a bandir quella legge.
Prefiggiti, come principio universale, nè senza fondamento, il presente: di niuno dir bene, o male in qualsisia modo; nè raccontare o ree, o buone, le operazioni di qualunque uomo al mondo: perchè colui, a cui parli, senzachè tu 'l sappia, professerà amicizia al da te malignato, e così darai ne' scogli, e troverai accresciuta sinistramente la tua diceria per l'altrui rapporto, e capitata finalmente agli orecchi del medesimo, di chi parlavi. Se ne addurrai le lodi, potrebb'essere, che colui, che ascolta, abbia qualche avversione colla persona encomiata, e tosto ti diverrà nemico. Sarà pertanto assai miglior partito, saper molte cose, vederle, udirle, e anche ripescarle, ma con avvedimento, e destrezza. Resta senza fallo offeso colui in saper, che gli si faccia inquisizione addosso; quindi è, che fa d'uopo indagare in modo, che non mostri d'inquirere.
Guardati da una come troppa generosità, perchè altri se la recherà a suo disprezzo: come se dicessi, che tu non abbisogni di far soldatesca, avendo a sacchi pieni le milizie. Non vantarti di voler assai meglio, e con più severe leggi, che i tuoi predecessori non fecero, provvedere al governo: perchè ti rendi odioso agli stessi amici; e benchè ti pare per giusti motivi doverlo fare, non dir però, se non quel solo tuo intento, che stimi dover aggradire agli orecchi di chi ascolta.
A niun della tua famiglia o dar mano sopra il restante della servitù, o trattar con esso lui, come se fosse a parte del comando; massimamente se conosci, esser odioso agli altri; nè pure l'innalzare a cariche, se non vi sia una comune opinione del valor suo, e così vaglia per incitamento agli altri.
Se devi usar qualche severità co' tuoi medesimi, si faccia per mezzo d'altri, in guisa che s'apprenda, tu non saperne cos'alcuna. E se essi si lagnino, possa tosto sdossartela, incolpandone i soli Ministri, come autori della crudeltà. Se altresì la disciplina militare è trasandata, accagionane i tribuni; acciocchè aprano gli occhi alla riforma. Si accenni loro il bisogno e 'l rigore, non già il modo e misura di usarlo. Coloro per rifarsi, praticheranno asprezze intollerabili, e ti daran materia di guadagnarti la benevolenza di tutti coloro, che a te faran ricorso.
Se tal'uno per ardue imprese si ha meritato gloria, lasciala tutta per lui, senza detrargliene minima particella: perchè così ridonderà per intero a te: e quello stesso non fraudarne altrui è titolo glorioso. Se ti è riuscita qualche impresa, assegnane il vanto a qualche degno personaggio, come se tutto avessi operato per di lui ajuto, scorta, e fortuna. Ne' successi niente usurparti di applauso.
Sia sempre di un tenore la conversazione, la mensa, le vesti: nè senza particolar motivo devi indurti a far mutazione, o novità alcuna in esse.
Se si dovrà prender supplizio di tal'uno, persuadilo in guisa, che egli medesimo si pronunzj la sentenza di reo; o pure delegagli altro Giudice, il quale col tuo impenetrabile oracolo gli fulmini un rigido decretorio, il quale tu poscia ti prenda a mitigare.
Non far insulto a' perditori, nè ad alcun tuo rivale, quale se ti lasci indietro, non per questo, o con parole, o con fatti predica la tua palma sopra lui riportata; appagandoti solo della vera vittoria.
Se vieni astretto a dar un giudizio odioso, ricovrati allo scampo d'un equivoco. Sempre però parla con formole gravi, e sostenute dalla parte migliore. In grazia dell'altra fa mostra di concludere, o prescindi dalla conclusione.
Richiesto a intercedere, prometti, ma tutto a un tratto fa vedere non esser dipendente dal tuo arbitrio l'affare; e che, eziandio con tutta la tua intercessione, potrebbe sortire il contrario.
Se hai a vendicarti, fallo per mezzo di un terzo, e questo incognito. Obbliga l'offeso al perdono dell'offensore. E a questi dà lo scampo colla fuga, e quanto più tosto.
Se i tuoi congiunti han fra loro differenze litigiose, non aderire a veruna delle parti; ma procacciati di gran faccende, a parer che ti assorbiscano, per così esser compatito da ambe le parti; e niuna ti apprenderà, non esser dalla sua, quantunque a veruna abbi fatto servizio.
Non ti far mai apprendere per consigliero, o motore de' Principi, a pubblicar nuove leggi, massimamente gravose, e ripugnanti. In quelle circostanze non ti far veder molto al gabinetto del Regnante. Conversa in pubblico. Rapportagli con destrezza le notizie non molto rilevanti; nè ti vanagloriare dell'amicizia del Legislatore.
Se sei notato di poter tutto co' Potentati, sappi che tutt'i trascorsi de' medesimi s'imputeranno a te. Proccura dunque, che il dominante conosca i tuoi sentimenti, ne ammetta l'intercessioni, e in tua assenza disponga in altra forma. E quest'avvertimento sia indelebile a' Confessori de' Principi.
Se s'introduce discorso in commendazione della tua famiglia, e antenati, rivolta altrove il ragionamento; acciocchè riflettano gli astanti a questa tua modestia. La lode sarà sicura, quando sia senza invidia. Se comparirai specioso e plausibile, tosto germogliano gli odj, e le antipatie.
Non far il pubblico panegirista di certi fatti applauditi, ed accetti alla maggior parte. Se avverrà, esser rimosso dalla carica, protesta pubblicamente esserti stato dispensato un favor segnalato, e additatati la strada di rinvenir la pace; e soggiugni le ragioni più verisimili a convincer gli ascoltanti, e in così fatta guisa scanzerai il rischio di essere schernito. Non far in pubblico disanima del tuo nemico, suoi partigiani, o di simil fatta introdurre i discorsi. T'importerà tuttavia non poco, averne tutte le notizie in segreto.
Nè dar parere, nè praticare alla scoperta co' malveduti, e odiosi al pubblico.
Non far penetrare d'esser intervenuto consigliero in un'assemblea, dove si concluda il pregiudizio di qualunque omiciattolo; molto meno, se per immaginazione puoi esserne creduto l'autore.
Non mormorare de' fatti altrui, o li riprendere; nè badare agli ufizj del terzo; nè t'intrudere a tua balìa in que' luoghi, dove altri presegga, come son ville, giardini, officine, stalle, dove si possa conghietturare, che vadi a far loro la spia.
Con gran circospezione interroga i paggi, o altri cortigiani de' lor Padroni. Osserva bene, che ne' tuoi costumi, gesti, camminatura, conversazione, giuoco, maniera di dire, frase, cachinni, e brio, non vi sia cosa, che possa offendere altrui.
Comunque ti trovi affaccendato, se tal'uno t'interrompe, rispondigli con tutta cortesia; e dimostra, che ti sarebbe gratissimo un tal'ospite, e che tu andrai in altra occasione a goder di lui in sua casa; ma che per ora ti perdoni l'occupazione imminente. A riguardo poi della tua pace, ti conviene assai, e non poco, privarti di qualche tuo particolar comodo.
Ancorchè tal'uno racconti falsità, e invenzioni a capriccio, ascoltalo con flemma, senza fargl'il correttore, mentre ne fa la narrazione a' circostanti, nè dir, che ne sei informato più di lui; nè fra gli scherzi medesimi della brigata, accogli con motti, e scherni in atto di disprezzo chi che sia, di modo che colui possa accorgersi, d'essere da te beffato. Se riesce male la sua funzione a quel tale, non prorompere in riso; anzi più tosto ingegnati di scusarlo, compatirlo, e dove puoi, ajutarlo.
Non esercitar atti imperiosi con persone, in luoghi a te non soggetti, ancorchè abbi giurisdizion di esercitarli.