Cuoprir gli errori o risarcir i falli
Se ti trasportasse inavvedutamente la lingua, o sdrucciolassi in qualche trascorso, con leggiadra, e repentina invenzione, dirai, aver così favellato, per udire l'altrui sentimenti, o aver parlato in quella forma, per assomigliar il tenore del favellar di quel tale. Giubila, come se ti sia riuscito il disegno, o dolgati di non averlo saputo a bastanza esprimere.
Se tal'uno per ignoranza prese sbaglio, ancorchè non l'abbi raggiunto, guardati di fartene dar conto da altri, e così mostri di non aver saputo accorgertene. O pure figurati pensoso, e dubbio, e che in grazia della verità dimandi accertarti, ovvero ricerca del suo sentimento il vicino, che farebbe in simil caso; nascondendogli il tuo parere, per non farti scuoprire di non aver capito.
Se non ti sovviene di qualche bel detto (e ciò succede a' troppo candidi) guardati di non profferir a sorte l'opposto. Il perchè faresti meglio ridurre, come a una tavola, o indice i più sentenziosi detti, o assiomi. Sii oculatissimo a non confondere altrui; perchè ne riporteresti o 'l concetto d'ignorante, o faresti conoscere la tua maligna intenzione. Perlochè antivedi, e dà riparo per tempo al doppio sconcio accennato.