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Eneide Libro XII vv. 705-730

Eglino, poiché largo e sgombro il campo
ebber davanti, non si fur da lunge
veduti a pena, che correndo entrambi
mosser l'un contra l'altro. I dardi in prima
s'avventâr di lontano, indi s'urtaro;
e 'l tonar degli scudi e 'l suon degli elmi
fe' la terra tremare, e l'aura ai colpi
fischiò de' brandi. La fortuna insieme
si mischiò col valore. In cotal guisa
sopra al gran Sila o del Taburno in cima,
d'amore accesi, con le fronti avverse
van due tori animosi a riscontrarsi;
che pavidi in disparte se ne stanno
i lor maestri, s'ammutisce e guarda
la torma tutta, e le giovenche intanto
stan dubbie a cui di lor marito e donno
sia de l'armento a divenir concesso:
ed essi urtando, con le corna intanto
si dan ferite, che le spalle e i fianchi
ne grondan sangue, e ne rimugghia il bosco;
tal del troiano e dell'ausonio duce
era la pugna e tal de le percosse
e degli scudi il suono. A questo assalto
il gran Giove nel ciel librate e pari
tenne le sue bilance, e d'ambi il fato,
contrapesando, attese a qual di loro
desse la sua fatica e 'l suo valore
de la vittoria o de la morte il crollo.