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Il Piccolo Principe XXVI - Il ritorno

E mi prese per mano.
Ma ancora si tormentava:
"Hai avuto torto. Avrai dispiacere.
Sembrero' morto e non sara' vero..."
Io stavo zitto.
"Capisci? E' troppo lontano.
Non posso portare appresso il mio corpo.
E' troppo pesante".
Io stavo zitto.
"Ma sara' come una vecchia scorza abbandonata.
Non sono tristi le vecchie scorze..."
Io stavo zitto.
Si scoraggio' un poco. Ma fece ancora uno sforzo:
"Sara' bello, sai. Anch'io guardero' le stelle.
Tutte le stelle saranno dei pozzi con una carrucola arrugginita.
Tutte le stelle mi verseranno da bere..."
Io stavo zitto.
"Sara' talmente divertente!
Tu avrai cinquecento milioni di sonagli,
io avro' cinquecento milioni di fontane..."
E tacque anche lui perche' piangeva.
"E' la'. Lasciami fare un passo da solo".
Si sedette perche' aveva paura.
E disse ancora:
"Sai... il mio fiore... ne sono responsabile!
Ed e' talmente debole e talmente ingenuo.
Ha quattro spine da niente per proteggermi dal mondo...".
Mi sedetti anch'io perche' non potevo piu' stare in piedi.
Disse: "Ecco... e' questo qui..."
Esito' ancora un poco, poi si rialzo'.
Fece un passo. Io non potevo muovermi.
Non ci fu che un guizzo giallo vicino alla sua caviglia.
Rimase immobile per un istante.
Non grido'.
Cadde dolcemente come cade un albero.
Non fece neppure rumore sulla sabbia